S.Stefano al monte Penice

il 08/02/2016 · Commenti disabilitati su S.Stefano al monte Penice

In pianura la giornata è fredda e grigia, sembra nuvoloso ed il clima non invoglia di certo a pedalare. Ma a metà mattinata guardo le webcam e noto che sopra gli 800m il sole sta dominando sulle alte nebbie con temperature primaverili, per cui carico la bici in macchina e studio un breve percorso montano con partenza da Varzi da farsi nel primo pomeriggio.
Non fa comunque freddo, addirittura oso a non mettermi i copriscarpe e la sceltà sarà vincente, qui a Varzi il clima è ancora grigio ma si sta bene ed in salita ci si scalda un po’. Inizio facile sulle prime rampette del Brallo, poi devio per una delle salite che detesto e che mi porta a Menconico, una strada a mezzacosta che sale molto più delle apparenze. Dopo il paese arriva il bello e duro, la strada nei boschi alle pendici dei monti sale molto decisa superando spesso la doppia cifra e guadagna velocemente quota. Inizialmente un timido sole si fa intravedere in cielo, ma in pochi minuti  l’ azzurro esplode e con esso la temperatura che aumenta di diversi gradi. Ora fa caldo, il sole ed il cielo limpido sopra il mare di nebbia sovrastato dall’arco alpino ricordano più la primavera che il giorno dopo il natale…

E sudo pure, devo togliermi i guanti e slacciarmi tutta la giacca per stare bene ai 1100m del passo Scaparina. Scendo a Ceci e seguo questa nervosa ma bella via che mi porta in val Trebbia verso Bobbio, fortunatamente senza la nebbia della confinante valle Staffora. Non arrivo al paese, il bivio con la statale del Penice è più alto e considerando che si tratta di un’altra salita che odio per me è un bene. Al bivio di S.Maria prendo una decisione non preventivata e mi immetto sul versante alternativo, più ripido e stretto e molto meno frequentato, il quale attraverso due piccole frazioni e tratti ripidi mi fa risparmiare un chilometro e tanto traffico. Ritorno alla statale a 2500m dalla vetta, qui mi trovo nel bosco e l’asfalto è bagnato, ma non ci sono difficoltà particolari ed arrivo al passo con relativa facilità.
Il passo Penice coi suoi 1145m stavolta non è un punto di sosta, parto diretto verso la cima su cui stamattina si registravano 11° e mi godo l’ asfalto appena rifatto che mi aiuta nella scalata della prima parte. Il traffico è fino sostenuto, in proporzione ben più del mio ritmo che non ha pretese se non quelle di godersi un ambiente man mano più ampio e straordinario al progressivo calare del sole. Il secondo pezzo è più ruvido ed aperto, trovo qualche brevissimo tratto brinato ma la vetta arriva senza patimenti.

S.Stefano 2015, nonché il mio onomastico, sono ai 1460m del monte Penice circondato da una moltitudine di persone come forse mai ho visto, il sole si sta quasi buttando dietro ai monti ad est ed attorno a me vedo di tutto, ma con una limpidezza che raramente ho potuto ammirare. Mi fermo a parlare con altri, là c’è il Cervino, mentre dietro innevato si vede il monte Bianco; il Monviso è quello, mentre se guardi ad est puoi vedere il monte Baldo e la Lessinia. Mezza catena alpina sotto i miei occhi, tutto mentre nuvole basse si stanno sciogliendo in val Trebbia e Staffora e mentre la pianura sta soffocando sotto una evidente cappa di smog. Ma c’è anche l’Appennino ed i suoi monti illuminati da una intensa luce arancione. Devo fermarmi assolutamente per delle foto e non sono di certo l’unico ad avere l’attrezzatura in mano, c’è anche chi ne possiede di professionali e sta usando il cavalletto per immortalare questo panorama da favola. Tra l’altro guardo uno di questi e mi pare una faccia familiare, ma non dico niente per evitare figuracce, sarà lui a scrivermi in seguito inviandomi una mia foto!

Però ora devo assolutamente scendere, fra mezz’ora farà buio e non ho nemmeno il tempo per allungare ed aggiungere del dislivello extra a questo che sarà nettamente il giro con l’indice di pendenza maggiore del 2015. Ripasso dal passo e mi lancio verso Varzi in attesa di reimmergermi nel clima nebbioso, ma mi concedo altre soste fotografiche a più bassa quota per memorizzare il contrasto tra nubi ed un sole che filtra tra le fronde della vegetazione dall’altra parte della valle, fino ad entrare nella maledetta umidità che fortunatamente svanisce poco dopo, lasciandomi nel grigio ma con una buona visibilità sino all’ arrivo a Varzi.

Ed anche questo inverno mi ha regalato un assolutamente inaspettato giro ad alta quota con visuali meravigliose ed indimenticabili. La serie del “magico autunno” 2015 termina qui, vi saluto lasciandovi in attesa di nuove foto, proposte ed avventure per questo 2016, ciao!

57km, 1735m

Tra Menconico e lo Scaparina, appena sopra lo strato di nebbia
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Il santuario del monte Penice
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Appennino al tramonto
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Nebbia che risale la val Trebbia
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Nebbia sulla valle Staffora
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Le ultime luci sopra agli ultimi metri di libertà
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Giro del solstizio

il 04/07/2012 · Commenti disabilitati su Giro del solstizio

Ormai questa è una tradizione da rispettare, il 21 Giugno è d’obbligo il giro del solstizio nel quale l’ obbiettivo è tornare a tramonto inoltrato nel giorno più lungo dell’ anno, il tutto dopo 8 ore in ufficio.
Quest’ anno la sveglia però suona molto presto, alle 7:35 complici alcuni contrattempi parto con lo zaino praticamente vuoto in spalla e pedalo controvento sino a Volpedo, dove ancora mezzo stordito approccio la salita diretta per Montemarzino. Questa strada presenta anche tratti impegnativi e mostra delle calde colline illuminate dal sole mattutino, con una cappa di smog a contrastare il cielo azzurro e temperature già calde. Arrivo a Montemarzino e scendo subito su questa discesa ombreggiata nel bosco che mi porta in val Grue, proprio dove mi servirà lo zainetto vuoto… Il birrificio Montegioco è uno dei più rinomati ed è stato giudicato per almeno due volte tra i migliori cinque di Italia, situato in una sede anonima ma con ottimi prodotti artigianali. Non so in quanti mastri birrai potranno raccontare di aver venduto 4 bottiglie (più una piccolina regalata) ad un ciclista alle 8:15 del mattino…
Riparto con almeno 4km di sovrappeso sulla schiena e non vado direttamente al lavoro, ma passo per la salitella che mi porta a Sarezzano, 100m extra prima di scendere a Tortona e sistemare il tutto il carico sul tavolo.

Dopo 9 ore è tempo di uscire, preparo la borraccia grande e metto alcuni biscotti in un sacchetto per calmare gli eventuali brontolii dello stomaco, dopotutto il rientro è previsto non prima delle 21:15 e davanti a me ho oltre 1800m di dislivello in 66km!
La prima salita arriva dopo un brevissimo riscaldamento e mi porta da Tortona sino a Sarezzano, complessivamente sono 200m di dislivello in cui la gamba non ne vuole sapere di girare bene facendomi faticare ben più del previsto. Sarà che stia patendo lo sforzo del mattino oppure è solo troppo sonno regresso da recuperare? Giusto per aiutarmi sta soffiando un forte vento da sud con cui combatto lungo la seconda salita, quella che seguendo il crinale mi porta sino ad Avolasca in maniera costante e pedalabile. Le sensazioni rimangono altalenanti, ma la velocità di ascesa è comunque buona e sembra che stia recuperando. Poco prima del paese raggiungo un altro ciclista al quale racconto il giro odierno e di risposta lui si augura di non bucare di nuovo, da quando ha cambiato copertone gli è già capitato 2 volte. “E’ un Continental Ultrasport“? Inutile dire che la risposta è affermativa, l’ unico consiglio che ho saputo dargli è di cambiarlo poiché pure io ci sono passato…

Da Avolasca la strada si restringe diventando una ripida viuzza sporca nel bosco, ma non soffro i tratti superiori al 10%, sto cominciando a sentirmi meglio e questo è il periodo del giorno in cui il mio bioritmo è al massimo. Una stretta discesa mi riporta in val Grue dove per un paio di chilometri affronto le raffiche contrarie su asfalto crepato, il livello di impegno non è diverso dalla salita, più elevato del falsopiano che parte da Garbagna verso il terribile muro di Vallescura.
Escludendo la breve discesina iniziale sono 1500m al 12,5% con punte centrali al 18 nelle quali il 34×27 è l’ unico modo per salvarsi. La successiva discesa è la sorella minore della salita, anch’ essa ripida con alcuni tornanti quasi verticali.
Il vento stavolta è fortemente a favore e raggiungo Brignano Frascata in un attimo, adesso mi aspetta  il 4° colle che mi porterà a Serra del Monte. Questo tratto è completamente diverso dai precedenti, tutto al sole che pian piano si sta abbassando ad ovest, su una strada larga ed aperta, ma comunque con tratti in doppia cifra.
Mi fermo per ricaricare la borraccia, oggi fa piuttosto caldo, e mi guardo attorno notando un’ enorme cella temporalesca ad ovest, probabilmente sopra al torinese. Non temo certo di bagnarmi, ma il sole verrà oscurato togliendomi almeno 15 minuti di luce, perciò a questo punto non mi resta che sbrigarmi e spingere in tutte le successive salite o, nel caso peggiore, tagliare…
Arrivo a Ponte Nizza in valle Staffora e da qui subito parte la 5° salita di Piumesana, con alcuni strappetti impegnativi e con lo stomaco che comincia a lamentarsi, dopotutto sono pur sempre passate le 20 di sera e si pedala bene quando tutti sono con le gambe sotto al tavolo! La discesa successiva è stretta e ripida, la cella temporalesca si è espansa sino a ricoprire il cielo a nord, ma tutt’ora non temo la pioggia ed anzi la ringrazio per il calo della temperatura.

Rocca Susella ha fatto soffrire centinaia di ciclisti quando era l’ ultima salita della GF Ultrapadum, ora però non mi fa penare più di tanto, la gamba si è ripresa rispetto all’ inizio e riesco a imprimere ancora un buon ritmo. Allo scollinamento cambio gli occhiali al volo indossando quelli trasparenti, essendo in penombra la visibilità migliora sensibilmente e qui ci vuole tutta tra buche ed asfalti “obsoleti“.
A questo punto il tracciato originario prevede Nazzano via Buscofà, ma sono in anticipo rispetto ai miei piani e dovrei riuscire a farcela anche allungando da Murisasco, salita di 2km seguiti da una ripida discesa con 2 lunghi drittoni che mi regalano uno splendido panorama sulla pianura illuminata dal pallido sole che filtra tra le nuvole e la pioggia poco più ad est, panorama del quale faccio alcune fotografie. A Retorbido i lampioni stanno cominciando ad illuminare le strade ed il sole sta ormai definitivamente tramontando, a me rimangono gli ultimi classici 100m di dislivello per il rientro a casa attraverso le Fonti di Retorbido, la 10° salita odierna… Se la giornata fosse stata serena a quest’ ora (21:15 circa) la visibilità sarebbe ancora buona, purtroppo con il temporale in arrivo fatico a distinguere le buche nei tratti in ombra ed arrivo in paese veramente al limite, quando ormai le luci artificiali sovrastano quella naturale. Al cancello tento qualche altro scatto degli ultimi raggi solari, appena prima che qualche sporadica goccia cominci a bagnare il marciapiede…

Anche quest’ anno il giro del solstizio è fatto, meno chilometri delle altre occasioni, ma molta più salita (1800m abbondanti), che uniti a quelli del mattino fanno 95km e 2290m di dislivello!

Sarezzano visto da sud, paese alle pendici di Tortona posto a 250m d’ altitudine (rispetto ai 110 della città)

Vera birra artigianale di uno dei migliori birrifici d’Italia

Vista sulla val Curone da Vallescura

Il grosso temporale nasconde la luce solare a Serra del Monte

Ultimi raggi da Garlazzolo superiore

Pioggia dal cancello di casa

giro del solstizio d’estate

il 11/07/2011 · Commenti disabilitati su giro del solstizio d’estate

Oggi è il giorno del solstizio d’ estate, quello che nell’ anno ha più minuti di luce ed un tramonto alle 21:20, come non festeggiare questo evento con un bel giro serale in bicicletta?
Esco dall’ ufficio alle 18:20 dopo un pomeriggio un po’ travagliato ed una corposa merenda a base di biscotti, dovrò pedalare in collina per circa 3 ore con 4 salite. Risalgo la val Grue come tante altre volte, supero Viguzzolo e Montegioco ed arrivo al bivio della prima erta di giornata che mi porterà ad Avolasca via Montebello. Dopo 2m di dislivello (si, proprio due metri) vengo bloccato da una telefonata di un’ azienda sul cellulare dell’ ufficio che mi sono furbescamente portato appresso in attesa di questo contatto. Riparto qualche minuto dopo per questa salita collinare che non ha nulla di particolare, sebbene la media non raggiunga per poco l’ 8% nei suoi 2km scarsi. In cima mi interseco con la strada del crinale che porta ad Avolasca, ricordo con piacere quando nel 2007 in gara salivo alla stessa velocità di adesso stando a ruota degli altri, mentre ora spingo mantenendo un margine di sicurezza.

Allungo di qualche metro per arrivare ad una bella balconata, il sole alle spalle migliora la luminosità dei piccoli paesini che le sovrastano, poi curvo di 180° per 12 volte sino al ritorno nel fondovalle. Verso Garbagna comincio a sentire la bici tremare, oggi non è in programma la Roubaix, ma se mai la farò saprò di potermi allenare sulle crepe della strada della val Grue…
Per svalicare in val Curone ho scelto la salita più impegnativa, quella che porta a Dernice, i primi kilometri di falsopiano sono solo falsi amici che nascondono gli ultimi 2 con media del 10%. Nonostante sia praticamente ora di cena riesco a salire piuttosto bene, metto il piede a terra dispiaciuto solo per una fotografia al paesino a 600m di quota che fa da spartiacque per ben 3 valli.

La temperatura è accettabile, ma non posso dire sia fresca e la fontanella è una sosta obbligata prima della discesa verso San Sebastiano Curone. Qualche giorno prima ho forato a Guardamonte, perdendo l’ occasione di salirci dal versante di Gremiasco, occasione che mi voglio riprendere già oggi. Questa valle è molto più impegnativa della sua parallela e non manca qualche strappetto che manda la catena sul 34. Mi rendo anche conto che è da veramente tanto tempo che non passo da questa strada in questo senso, quasi un anno e mezzo, nonostante si tratti di una via di comunicazione importante.
Adesso è veramente ora di cena per tutti, ed il sole si sta finalmente abbassando creando giochi di luce particolari. La salita di Guardamonte inizia decisa con tratti al 9%, ritrovandomi ora completamente in ombra, ora col sole in piena faccia, con l’ elevarsi della quota aumentano anche le pendenze, sempre oltre il 10% nei tratti finali. In cima, tra 2 rivoli di sudore dati dal ritmo brillante di scalata, controllo l’ orologio e noto di essere in anticipo rispetto ai miei programmi, perciò invece di ridiscendere a San Sebastinano, svalico sui 680m di Cascina Guardamonte con i suoi 500m che superano il 10% seguiti dal crinale in cima che sale tra ampi prati usati dagli amanti del parapendio e da chi vuole godere della vista del monte Giarolo.

Gli occhiali da sole sono completamente sporchi di sudore, faccio un’ azione poco ortodossa raccogliendo da terra un fazzoletto (pulito) per recuperare la visibilità in discesa. Il primo tratto è ripidissimo e fatico a non andare diritto alla curva in fondo, il resto da Serra del Monte è invece largo e piacevole. Ormai il sole è dietro alle colline ed io pedalo nell’ ombra, ma c’è ancora molto tempo per tornare e solo un’ ultima salita da affrontare, Zebedassi, che porta dai 225m sino ai 435m del punto più alto sulle prime colline che si innalzano dalla pianura. Dopo un km torno a intravedere il sole, che svanisce definitivamente poco dopo dietro ad alte nubi presenti nel Piemonte alpino. Nonostante sia quasi sera ed abbia spinto tutto il tempo, gli strappetti che mi portano in cima non mi creano difficoltà.

Per Rivanazzano c’è solo una picchiata intervallata da un paio di strappetti lungo questa strada che segue la sommità del terreno, ma essendo nonostante tutto in leggero anticipo allungo scendendo a Godiasco, in valle Staffora, e passando per il nuovo pavèe di Salice Terme, prima di essere finalmente a casa alle 21:25, quando ormai la visibilità sta calando sensibilmente ed i lampioni vengono accesi.

In totale, considerata la trasferta del mattino, 89km e 1450m di dislivello.

Le colline della val Grue da Avolasca

Dernice da sotto, salendo da Garbagna

Giochi di luce al tramonto sulla salita per Zebedassi

L’ ultimo sole che illumina la pianura sotto Pozzol Groppo

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