Top 2012: posizioni 6 – 4

il 14/02/2013 · Commenti disabilitati su Top 2012: posizioni 6 – 4

25/07) Langhe meridionali

Il trasferimento sino a Ceva è stato tutto su strade statali, ho impiegato più tempo ma tra andata e ritorno ho risparmiato carburante e pedaggi per 30€, quanto basta per pagare il pernottamento al B&B “il riccio”. La giornata è abbastanza calda ed un po’ opaca, parto in tarda mattinata e dopo un breve riscaldamento inizio una pedalata su alte colline, con strade larghe e ben asfaltate, mai ripide e sempre ottimamente segnalate.
La prima ascesa termina dopo Sale delle Langhe, poi proseguo e conquisto la vetta delle Langhe, quel Mombarcaro che sfiora i 900m e dal quale si può vedere sia il mare che l’ arco Alpino, o almeno si può farlo nelle giornate più limpide di quella odierna. Niella Belbo, Bossolasco per poi planare dolcemente sino a Dogliani, celebre per il suo Dolcetto, l’ unica zona in cui trovo dei vigneti. Un’ altra lunga ed assolata salita mi porta sino a Murazzano, l’ itinerario originale prevedeva una svolta prima del paese, ma continuo sulla stessa strada per conquistare anche questo gpm.
Ritorno indietro sul percorso studiato e nonostante mi trovi su stradine secondarie, i cartelli stradali mi aiutano a trovare subito la via giusta senza l’ ausilio della cartina. Passo in riva al Tanaro e risalgo nuovamente a Murazzano, a questo punto decido di averne abbastanza e scendo diretto a Ceva disegnando belle e divertenti curve, avanzando pure il tempo di esplorare il paese e cercare un posto in cui mangiare.
Un giro che ricordo volentieri perché tranquillo, su strade belle e pendenze sempre piacevoli.

Totale: 118km, 2500m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1771

Vista un po’ offuscata dalla chiesa di Mombarcaro
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A Dogliani, patria del Dolcetto
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27/08) Giro dell 4 regioni

E’ da diversi anni che ho in mente questo giro, per realizzarlo approfitto di una giornata di ferie infrasettimanale in cui il caldo ha lasciato il posto ad una temperatura estiva accettabile. Il tracciato è più corto dell’ originale, ma con molta più salita. Risalgo la val Staffora con calma, dopodiche c’è il facile ma lungo passo Brallo da scalare senza problemi, posto di inizio dei ben più duri chilometri sino a Cima Colletta, quasi 1500m di quota completamente immersi nel bosco con incredibili viste sull’ alta val Staffora. Dopo una chiacchierata con due motociclisti appena scesi dal Lesima perdo quota dipingendo nervose mezze-curve dal Giovà sino a Traschio, lungo il crinale della lussureggiante val Boreca.
La val Trebbia è quasi pianura, con l’ azzurro fiume sovrastato da alti monti, riconosco a vista l’ incrocio verso Casa del Romano, l’ inizio salita è pedalabile con un forte sole che picchia e riscalda la mia pelata temporaneamente esposta alla luce solare, poi la carreggiata si restringe e le pendenze si inaspriscono un po’. Svuoto troppo in fretta le borracce, l’ unica fontana eroga letteralmente 5 litri di acqua all’ ora e dopo qualche minuto rinuncio bevo i due sorsi accumulati resistendo alla sete sino al valico, dal quale scopro con mia grande sorpresa che si può vedere il mar Ligure. A Casa del Romano mi ristoro bevendo almeno un litro di preziosa h2o, poi ristorato scendo a Cabella Ligure in un ambiente di alto Appennino, tutto boschi e vallate scavate dai torrenti.
Riscendo la val Borbera accompagnato da ripide pareti rocciose sino ad Albera Ligure, dove prendo la salita verso Borgo Adorno che all’ inizio strappa con forza e poi continua più facile ma con un manto stradale indecente. E’ tutto uno slalom tra enormi buche e sassi, aggredito dai tafani e con un solo intermezzo piacevole quando vedo mamma daino con il piccolo. Una strada da non fare mai più!
I tafani mi abbandonano prima di Borgo Adorno, seguo il crinale sino al Giarolo e ritorno a valle a San Sebastiano Curone, una ventina di chilometri agevoli dal rientro a casa.
Finalmente ho realizzato un progetto che avevo da tanto tempo in un territorio stupendo per la bicicletta!

Totale: 173km, 3200m
LINK: http://giriesalite.altervista.org/?p=1787

Il monte Lesima da Casa del Romano
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Campanile di Cantalupo Ligure con la val Borbera subito dietro
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07/07) Apoteosi ligure
Un giorno mi metto con Tracks4bikers e vedo che l’ impresa è realizzabile, scalare le 5 salite più significative del genovesato in un unico giro!
Parto da Voltaggio, la salita inizia appena passato il guado del Gorzente in centro al paese, all’ inizio è pedalabile ma poi si indurisce superando il 10%. Continuo poi lungo la brulla valle del Gorzente superando un secondo guado cementato che indica l’ inizio del secondo pezzo all’ insù, quello che supera il santuario della Benedicta ed arriva a Capanne di Marcarolo. La seguente discesa è bella e tecnica e mi porta a Campo Ligure, dove mi accoglie un fetente vento contrario che mi accompagna sino all’ imbocco del passo del Turchino, dolce preludio ad una delle mie salite preferite: il passo del Faiallo.
La strada scorre a mezzacosta tra rocce e vista sul mare, però come spesso accade dove l’ umidità del mare incontra i monti, entro in una coltre di nebbia che abbatte la visibilità sino a 50m, riesco a vedere giusto la curva successiva e la condensa si ferma sulle gambe mai depilate. C’è anche un tratto in discesa, in cui mi ritornano a mente alcune brutte esperienze di inverni padani… Al passo mi fermo un attimo ed alcune persone intente in un picnic mi chiedono se voglio unirmi a loro per mangiare una fetta di pollo grigliato che gli avanza… Non me lo faccio ripetere e scrocco un bel pranzo poco sportivo!
Svalicato il Faiallo la nebbia sparisce e l’ ambiente diventa più gradevole. A Vara inferiore mi intrufolo su una stradina sconosciuta ai più, che anni fa ho solcato in pieno autunno pedalando in un letto di ricci di castagne e che ora mi offre “solo” una bella ombra. Ad un certo punto la strada si interrompe, il ponte è crollato e l’ unica alternativa praticabile è un guado nel torrente con bici in spalla e scarpe in tasca… Ritorno alla civiltà a Pianpaludo e come guadagno quota ritorno a navigare a vista nel nebbione in un paesaggio surreale nel fitto bosco del parco del Beigua.

La discesa dal monte è meno rovinata di quanto ricordassi, ad Alpicella c’è di nuovo il sole che non mi abbandonerà più, io scelgo la via secondaria dell’ eremo del Deserto in cui passo su sentieri asfaltati dovendo fare manovre per far passare le auto in senso inverso. A Lerca scendo sin quasi al mare, ma prima di vederlo sbocco ai piani di Invrea. Supero Arenzano e pedalo sul lungomare felice della pianura, preoccupandomi di non trovare il bivio per la Madonna della Guardia. Fortunatamente mi ricordo l’ incrocio dopo averlo visto su Google Earth, così salgo senza patimenti in direzione Lerca, da cui allungo sino agli 800m del santuario che domina tutta Genova. E’ su quelle rampe che comincio a soffrire la stanchezza ed il pavée finale al 16% mi obbliga ormai al 34×29.
Mi riprendo un poco e scendo lungo il versante nord sino a Campomorone, dove parte una delle mie salite preferite, quella che porta al passo della Bocchetta.
Questa strada è idealmente divisa in tre tronconi intervallati da del piano, il primo dei quali lo affronto sperando di migliorare il mio tempo del 2005, il secondo capendo che il record resisterà ed il terzo arrancando a velocità da crisi nera… Ma andando pianino conquisto anche questo valico, il 5° di oggi, ormai ho solo della discesa prima di ritornare a Voltaggio.
L’ impresa dell’ anno, con nebbia, guadi, crisi ed un signor pranzo offerto!

TOTALE: 154km, 4100m
LINK 1: http://giriesalite.altervista.org/?p=1739

LINK 2: http://giriesalite.altervista.org/?p=1746

In val Gorzente verso le Capanne di Marcarolo
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Nebbia al Faiallo, un classico
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Io sarei dovuto passare sul ponte… non dentro il torrente
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Genova dalla Madonna della Guardia
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Giro delle quattro regioni

il 05/09/2012 · Commenti disabilitati su Giro delle quattro regioni

E’ un giro che ho in mente ormai da qualche anno, approfitto del calo delle temperature del passato weekend per affrontarne una revisione più corta e con più salita, pedalando nel territorio di quattro province appartenenti a Lombardia, Emilia, Liguria e Piemonte, zona principalmente appenninica che ha visto il passaggio di popoli e genti, via di commerci tra il mare e la pianura abitato e conquistato in maniera da numerosi feudi, luoghi in apparenza disomogenei con un fondo culturale comune tanto che si parla di “regione delle 4 province

Parto da Rivanazzano al mattino non presto, a Godiasco faccio la conoscenza di Pietro che sta andando verso il Penice ed insieme saliamo tranquillamente sino a Varzi, la statale a quest’ ora è ancora tranquilla e si viaggia bene. Gli lascio i miei contatti (Facebook spesso torna utile) e ci salutiamo, per me ci sarà la facile salita ai 950m del passo Brallo, 16km con qualche pendenza negativa ed i cui pezzi più duri arrivano nei pressi di S.Margherita Staffora con punte del 7%… Inutile dire che non causa alcun problema e che la velocità raramente scende ai 15 e spesso sfiora i 20. Al Brallo però si cambia improvvisamente registro, una bella rampa a doppia cifra si innalza veloce dal passo ed in un attimo supero quota 1000, la strada scorre ruvida in un fitto bosco che oscura il sole e copre quasi totalmente il panorama che spazia sino allo smog della pianura da cui si innalzano il monte Rosa ed il resto della catena alpina. Si fa fatica, la pendenza media di questi 5km è all’ 8% con tratti oltre al 10, ma la ricordavo un po’ peggio, lo scalpo peggiore del giorno è superato con poca fatica. Mi rimane la salita sino all’ imbocco del Lesima, la carreggiata è poco più di una ciclabile e dall’ alto dei quasi 1500m si ammirano il monte Chiappo e la valle del nascente Staffora che nei millenni ha scavato una stretta 700m più in basso selle sue ripidi pendici. Non sono le Alpi, ma anche questi posti meritano assolutamente una visita!

Al bivio del monte Lesima incontro due motociclisti che ho visto scendere dalle rampe della vetta d’ Oltrepò (1724m), mi confermano che da lassù in una giornata limpida come oggi c’è un panorama stupendo! Arrivo al passo Giovà ed entro in territorio emiliano scendendo verso Zerba, una lunghissima discesa fin troppo pedalabile nel primo tratto, tutta in una lussureggiante val Boreca attorniata da alti monti e tutta un continuo di curve e controcurve divertenti. Dopo Zerba l’ andamento si fa più sinuoso con improvvisi tornanti e pendenze costanti sino allo strappetto che porta a Traschio, in val Trebbia.
Cerco l’ acqua ma le fontane riportano tutte il cartello “acqua non potabile” e perciò rinuncio in attesa delle prossime. Questo tratto di Trebbia non è affascinante come il precedente che porta a Bobbio, ma siamo comunque in una rocciosa stretta valle scavata da un fiume da tonalità blu/turchese in cui la vegetazione spontanea è assoluta protagonista del panorama. La strada è molto lineare, raramente trovo pendenze degne di nota e quei pochi momenti sono brevi, giusto un break alla simil-pianura che attraversa prima Ottone e poi le varie frazioni di Rovegno. Trovo una fontana solo dopo molti chilometri, la forte presenza di vita nella vasca di contenimento non mi ispira fiducia, ma al palato sembra buona e ne bevo sino a dissetarmi.

Credevo di essere ormai pratico della zona, ma ho dei seri dubbi sulla via da seguire ed il bivio giusto lo riconosco solo per ricordo, se mi fossi affidato alla segnaletica sarei giunto sino a Torriglia… La salita sino a Casa del Romano presenta circa 800m di dislivello ed i primi chilometri sino a Cassingheno sono tutti di una costanza imbarazzante, per oltre 4000m la pendenza non oscilla oltre l’1% rispetto alla media e se a questo ci aggiungiamo il traffico quasi nullo, la giornata tersa ed una temperatura finalmente gradevole ecco che abbiamo una scalata veramente di lusso. Al bivio la sede stradale perde una corsia e si impenna regalando splendide viste sull’ alta val Trebbia e su ciò che ancora mi aspetta, ma poi rientra nei ranghi e continua sulla falsariga del tratto precedente, solo un po’ più stretta e pendente.
Al bivio di Fascia si è ormai in alta montagna e la costanza diventa incostanza con punte al 10%, nulla che possa impensierirmi se non fosse che sono rimasto
completamente a secco ed il pensiero di essere già piuttosto assetato con almeno 3km davanti arriva in coincidenza di un’ improvviso calo di prestazioni e sensazioni di
smarrimento fisico. Trovo un rivolo d’ acqua che esce da un tubo nella roccia, talmente fievole che stimo la portata in 4l/h, dopo alcuni minuti ho giusto rimediato due grossi sorsi sufficenti però a farmi parzialmente riprendere sino a Casa del Romano, 1406m ed una vista niente male sui monti di 4 regioni, col ripetitore del Lesima in bella vista, il monte Chiappo più vicino, le cime delle alti valli Nure e Trebbia e  -con mia enorme sorpresa-  il mare! Non lo sapevo e ne sono felice, in effetti oltre al Trebbia ci sono la val Fontanabuona e la val Bisaglio, poi è tutto Ligure!

Acquisto dei biscotti (e ricevo pure lo scontrino) e bevo all’ incirca un litro di acqua, ero proprio assetato. Cerco dei punti panoramici per delle foto e scendo verso la val Borbera ed il Piemonte passando per Capanne del Romano. Vorrei godere maggiormente di quest’ ennesima verde valle appenninica scavata da un impetuoso torrente in cui gli alti monti sono completamente ricoperti da un fitto bosco, però devo anche fare attenzione alle curve, a qualche buca e a del ghiaietto più frequenti nell’ alessandrino e pavese rispetto alle altre due province. Qualche strappetto odioso rompe la sinfonia della discesa che mi porta ai 500m di Cabella Ligure, frequentato paesino di fine valle dal quale partono lunghe salite che i veri scatori non possono che amare, come quella che risale il monte Chiappo sino ai 1500m di Capanne di Cosola.

Scendere è facile, ma se c’è un fastidioso venticello contrario e le preoccupazioni per gli ultimi 20km del giro vengono da se, sarò banale ma con 150km sulle gambe è meglio un aiutino di un “ostacolino”… Prima però c’è la scalata a Giarolo, altri 400m abbondanti di dislivello su una salita che non mi ricordavo e che inizia durissima a Cantalupo Ligure portandomi fuori dal paese in un attimo, salita che prosegue mediamente impegnativa nella quale è però impossibile mantenere un ritmo costante a causa di enormi buche presenti su tutta la sede stradale, ogni 50m devo invadere l’ altra corsia per evitare salti di 10cm dentro a grossi depositi di ghiaia e sabbia, mantenendo alta l’ attenzione onde evitare i sassi più grossi e per cercare di calcolare la traiettoria migliore con sufficente anticipo. Ogni tanto pedalo senza preoccupazioni, ma giusto “ogni tanto” e come se non bastasse vengo attaccato dai tafani, esseri bastardi che sanno volare anche ai 15 all’ ora e che con aria di scherno mi passano davanti ricordandomi gli attacchi aerei della 2° guerra mondiale. Per quanto rispetti la natura e cerchi sempre di non nuocere anche ai più umili insetti, questi sono parassiti e dopo una puntura sul collo riesco a farne secchi un paio intenti a non so cosa sulle mie gambe ed è con un tocco di sadismo li vedo soffrire dopo averli schiaffeggiati con forza. La vista di mamma daino con il piccolo da un pizzico di gioia a questa scalata completamente da dimenticare (anzi da ricordare per non farla mai più), fortuna che alla fine c’è un tratto piano e che i tafani non abbiano i geni di Usain Bolt.

Da Pallavicino a Giarolo c’è ancora del dislivello che mi collega dai crinali della val Borbera a quelli della val Curone, il paesaggio qui è ormai cambiato e le colline ne fanno da padrone, senza dubbio si tratta di colline serie, ma ben diverse dalla montagna dell’ Appennino. Credo che la discesa dal Giarolo sia stata una delle più affrontate in questo 2012, l’ asfalto bello e largo unito a pendenze decise la rende tra le più divertenti delle mie zone. Arrivo a San Sebastiano Curone dove, come preventivato, mi aspettano 20km con il vento contro che annulla completamente le pendenze favorevoli, per mia fortuna in tutto il giro ho mantenuto un ritmo turistico ed ho ancora molte energie da spendere, la discesa della val Curone scorre molto tranquilla  -nervoso a parte per tafani e buche-  e vede attorno a me abbassarsi pian piano le colline che a Casalnoceto degradano dolcemente nella pianura. Manca poco a Rivanazzano, giusto qualche saliscendi nelle ultime propaggini dei monti delle 4 regioni, un epilogo giusto per questo giro in Lombardia, Emilia, Liguria e Piemonte!

In tutto 173km e 3200m di dislivello in 7 esatte ore pedalate (8 totali).
Consigli: per renderlo più facile si può scendere in val Trebbia passando per Brallo / Ponte Organasco, oppure per Casanova Staffora / Giovà / Trascio, si può ridiscendere passando per Torriglia e la valle Scrivia (allungandolo parecchio però, consigliato solo se si è in gruppo), oppure semplicemente svalicando a Dernice invece che al Giarolo.

Salendo al Brallo si vede Cima Colletta

Da Cima Colletta lancio lo sguardo sui 1700m del monte Chiappo

Panoramica dal Giovà col monte Lesima, val Boreca e monte Alfeo

La verde e affascinante val Boreca

Foto bruttina da Casa del Romano, ma si intuisce il mare

Lesima, ma da Casa del Romano

Cantalupo Ligure e la val Borbera

Panorama del crinale di Dernice salendo al Giarolo

Altri 4 giri che consiglio

il 03/03/2012 · Commenti disabilitati su Altri 4 giri che consiglio

Altri 4 begli itinerari, sicuramente non all’ altezza dei 4 alpini che ho precedentemente descritto, ma comunque meritevoli di una giornata sui pedali (o di un pomeriggio, due di questi sono sotto i 100km).
Personalmente adoro la Liguria, in particolare la provincia di Genova, che regala strade belle, tranquille con dislivelli interessanti ed una sorprendente continuità che fa felice gli scalatori. Tre di questi percorsi si trovano in buona parte proprio nella provincia di Genova, mentre il 4° si snoda nell’ Appennino tra Piacenza e Pavia.

Faiallo-Beigua (e Turchino):
La partenza ideale è da Arenzano, ma aggiungendo una facile scalata al Turchino si può partire da Masone, la difficoltà extra è minima. I primi chilometri scorrono con la vista del mare lungo l’ Aurelia, questo è l’ unico tratto trafficato. A Voltri si devia verso l’ entroterra in direzione Ovada/Turchino, poco dopo però si svolta a destra verso Acquasanta e si sale in un fitto bosco sino al vero passo del Turchino. Si scende al di là del tunnel e lo si attraversa per salire sino al passo del Faiallo, splendida strada a mezzacosta immersa in un ambiente brullo con una straordinaria vista mare e, se si è fortunati, con sporadiche occhiate anche sull’ arco alpino! Il Faiallo è anche la casa delle nebbie, è facile trovare nubi basse verso la sommità, dove l’ aria umida del mare incontra quella più fredda della pianura.
Si scende sino a Vara inferiore, sulla sinistra c’è un cartello in legno che indica una misconosciuta strada per Pianpaludo, strettissima e ombreggiata. Se si manca il bivio pazienza, finita la discesa del Faiallo si può comunque raggiungere Pianpaludo. Sino alla cima del monte Beigua l’ asfalto lascia a desiderare, ma una volta sulla vetta si può godere di una vista ampissima.
La discesa è ripida e brutta, meglio non mollare i freni sino ad Alpicella, dove si gira a sinistra per la strada dell’ eremo del deserto, una via protetta dal mare dalle prime colline. Si ritorna alla civiltà a Cogoleto scendendo da Sciarborasca, ma è possibile rimanere in “quota” sino a Lerca, toccando il mare poco prima della salitella finale della Colletta di Arenzano, 60m di dislivello sull’ Aurelia.
Ricapitolando: Varazze – Voltri – Acquasanta – Turchino – Faiallo – Vara inf – sx per Pianpaludo – Pianpaludo – Mte Beigua – Alpicella – Sciarborasca – Lerma – Cogoleto – Varazze. Link da Masone:  http://tracks4bikers.com/tracks/show/2632
In tutto 88km e 2100m di dislivelllo.

Io dal passo del Faiallo

Guardia-Bocchetta-Marcarolo:
Tre delle più famose salite genovesi in una specie di otto. La partenza è a Genova Bolzaneto, ma se risultano più comode si possono scegliere Pontedecimo o Voltaggio.
Si seguono i cartelli verso il santuario della Madonna della Guardia, salita di 8km con 700m di dislivello che vi toglierà il fiato, sempre ripida con pendenze in costante impercettibile aumento, gli ultimi 2 chilometri sfiorano il 10% e se questo non basta ci sono i 200m finali al 14% in pavèe… Abbastanza per vedere i santi!
Si scende nuovamente per il muro e si gira a destra verso Lencisa, si ritorna a valle verso Campomorone, dove inizia la famosa Bocchetta, lungo la quale ci sono anche dei tratti in cui rifiatare e la massima non supera le punte iniziali al 12%. Si arriva a Voltaggio in discesa, si attraversa il paese e si guada il Gorzente(?) su un ponticello in cemento tra le case. Il primo tratto è abbastanza impegnativo, poi ci si rilassa nel falsopiano lungo il torrente prima del successivo tratto di salita seria. Uno scomposto lastricato accompagna il santuario della Benedicta, si superano le Capanne di Marcarolo e si continua a salire sino a che la strada si allarga in prossimità dei Piani di Praglia, ritrovo montano dei genovesi a 900m di quota. Il ritorno a Bolzaneto è tutto su una larga e ripida discesa.
Giro non lungo ma con 3 scalpi onorevoli, in tutto 80km e 2200m, il percorso è Bolzaneto – Madonna della Guardia – Lencisa – Campomorone – Bocchetta – Voltaggio – Capanne di Marcarolo – Piani di Praglia – Pontedecimo – Bolzaneto.
Link da Isola del Cantone, valido per Guardia e Bocchetta sino a Voltaggio: http://tracks4bikers.com/tracks/show/2543

Muro finale della Madonna della Guardia

Verso le Capanne di Marcarolo

Giro della val Trebbia esteso:
Si parte da Varzi e si va subito in salita verso il passo Penice e quindi sino alla vetta del monte ononimo, dai 1460m si vedono la val Trebbia e quella Staffora. Si ritorna al passo e sino a Bobbio ci si diverte su una discesa bella che termina in val Trebbia, una stretta valle dell’ alto Appennino con improvvise anse ed alcune brevi salitelle  dopo Corte Brugnatella e dopo Ponte Organasco.
A Traschio si abbandona il corso del fiume per salire al passo del Giovà via Zerba, un’ infinita salita della val Boreca immersa in un ambiente completamente verde. Il primo pezzo sino a Zerba è costante, dopo inizia un lungo falsopiano prima dello strappo finale da Capanne di Pej ai 1369m del passo. Si svolta a destra salendo ancora un poco verso Cima Colletta, si scende al Brallo (strada larga ma sporca) e si continua a scendere più dolcemente sino a ritornare a Varzi.
E’ possibile rendere questo giro più facile omettendo la scalata al monte Penice o salendo al Brallo da Ponte Organasco, se invece lo si vuole rendere ancora più impegnativo c’è la salita di Carana da Bobbio, che si ricongiunge poi con la strada verso il Brallo, c’è il monte Lesima appena prima di Cima Colletta (un autentico muro), oppure da Zerba si può salire ai piani di Lesima per poi scendere al Brallo, 5km al 10% su strada brutta.
Il giro originario è 111km e 2700m: Varzi – Mte Penice – Bobbio – Corte Brugnatella – Traschio – Zerba – passo Giovà – Cima Colletta – Brallo – Varzi.

Link percorso: http://tracks4bikers.com/tracks/show/2464

Il fiume Trebbia

5 colli da Arquata Scrivia:
Questo giro non è particolarmente bello, ma lo inserisco comunque perché si snoda tutto in un verde Appennino con strade belle e soprattutto con un traffico limitatissimo e con un’ altimetria molto interessante che rifila 5 salite consecutive precedute da un’ abbondante e stimolante fase di riscaldamento e finisce in una valle con strappi fatti per chi vuole spremere le ultime energie.
Si parte da Arquata Scrivia risalendo la val Borbera e attraversando le belle strette di Pertuso, 25km mai noiosi perfetti prima dell’ inizio della prima salita a Cabella Ligure, dove subito dopo il paese si  abbandona la strada principale in direzione Dova, si inizia ripidi ma si continua con più facilità sino ai 1155m di San Fermo. Una discesa tecnica porta a Vobbia, ma subito si risale a Noceto, Alpe e passo dell’ Incisa a circa 1100m. Si scende su una stradina ripida sino alla val Brevenna e si continua ad andare verso il basso fino al bivio per Crocefieschi, larga strada con alcuni stretti tornanti. Il successivo tratto riporta a Vobbia, da dove parte la quarta salita di Costa Salata, numerosi tornanti pedalabli, scendendo si passa Mongiardino Ligure e dopo un tratto di falsopiano si arriva a Sisola, dove inizia l’ ultima salita, quella con le punte più ripide prima di Roccaforte Ligure (massima sul 12%). Una lunga discesa porta a Grondona, la valle Spinti tradisce con occasionali strappi che fanno da trampolino di lancio per chi ne ha ancora, da scocciatura prima di Arquata Scrivia per gli altri.
Il giro è di 114km e 2700m di dislivello, questo il percorso: Arquata Scrivia – Borghetto Borbera – Cabella Ligure – Dova – San Fermo – Vobbia – Noceto – Incisa – Valbrevenna – Crocefieschi – Vobbia – Costa Salata – Sisola – Roccaforte Ligure – Grondona – Arquata Scrivia. Link: http://tracks4bikers.com/tracks/show/8533

Vista da San Fermo

Passo dell’ Incisa

Top 2010: posizioni 15-13

il 26/12/2010 · Commenti disabilitati su Top 2010: posizioni 15-13

15°
09/08) Giro della val Trebbia estesa

Questo è un giro di cui non ho mai scritto, con partenza da casa in un normale pomeriggio di Agosto, dopo una domenica fermo per … eccessi alimentari. Risalire tutta la valle Staffora è sempre la rottura necessaria prima di scalare il Penice, il mio primo 1000 nel 2001 ed ora teatro di una mia sfida a cronometro, che perderò anche a causa di un asfalto sempre più ruvido.
Arrivo in picchiata a Bobbio e salgo su una strada che costeggia la val Trebbia sino a Lago, ma rimanendo a mezzacosta tra boschi e paesini avvinghiati alla montagna, con occasionali viste sul blu Trebbia. A Lago prendo un’ ulteriore deviazione per aggiungere una nuova salita, poi dal Brallo scendo a Ceci per risalire sino al passo Scaparina, ulteriore nuova salita che mi chiede un certo impegno. Termino il giro come l’avevo iniziato, con la discesa dal Penice ed il ritorno lungo i 22km di valle Staffora.
In totale 129km e 2520m di dislivello.

Perchè 15°? Il giro della val Trebbia è sempre stato particolare per me e quest’ estensione è meritevole di essere ricordata, è stato un pomeriggio intenso di bici.

(Foto di Giacomo Turco)

14°
27/06) A Castel San Giovanni

L’ obbiettivo del giorno èdi andare sino a Casa Calatroni, uno dei pochi posti in Oltrepò in cui non sono mai passato, senza strafare dopo i 125km Liguri del giorno prima. Parto nel primo pomeriggio e a Ruino sbaglio strada nel tentativo di scendere al lago di Trebecco, spuntanto in un mondo per me nuovo verso Volpara e Golferenzo. Arrivo comunque a casa Calatroni ed incrocio uno ad una fontana, seguendolo sino a Castel San Giovanni. Non sapevo che ci fosse quella lunga e facile salita che parte direttamente dal paese ed arriva a Stadera passando per Vicobarone, fatta prima in discesa e poi in salita. Ritorno in val Tidone e a casa attraverso il Carmine e Costa Cavalieri, più pimpante nonostante l’ impegnativo giro del giorno precedente!
In totale 131km e 1950m di dislivello.

Perchè 14°? Non è tanto il giro in sè o la giornata calda ad essere significativa, ma la gamba che era addirittura migliore del giorno precedente, tirata dall’ inizio alla fine di quel lungo pomeriggio

13°
10/07) Cervinia

Massimo e Marco accettano l’ idea, si va a Cervinia seguendo il giro consigliato da Emiliano. La giornata è da bollino rosso, con temperature previste sui 35°, ma dovremmo salvarci date le elevate quote del percorso. La salita di Cervinia è un’ autostrada di montagna, molto dritta su strada larga con un traffico al limite del sopportabile, ma fortunatamente è anche pedalabile in tutti i suoi 1500m di dislivello e 27km. Noi continuiamo sino alla parte alta del paese, fa talmente caldo che a quota 2200 si può scendere in maglietta, non prima di una visita al lago Bleu.
Pranziamo alle macchine a Chatillon, poi affrontiamo il secondo pezzo che prevede il Col de Joux, 16km e 1000km di dislivello completamente al sole, così caldo che ci prosciuga e manda in crisi soprattutto Marco, mentre io arrivo completamente sudato al colle. Una fresca fontana all’ ombra è la scusa buona per una lunga pausa, dopo la seguente discesa verso Brusson ci aspetta il terribile Tzecore, i suoi 4km sopra al 10% sono quello che non ci vuole dopo i già 3000m di dislivello. La soddisfazione al passo è tanta, ci aspetta solo una bella discesa sulla stessa strada del Joux prima di finire il giro più caldo dell’ anno.
In totale 118km e 3400m di dislivello

Perchè (solo) 13°? Il giro è molto bello, il Cervino riflesso nel lago Bleu è stupendo, ma il traffico, il caldo ed un’ opprimente foschia lo hanno rovinato

Il Cervino da Cervinia

Noi 3 allo Tzecore, sfiaccati da questa giornata rovente

Val d’Aveto

il 02/10/2010 · Commenti disabilitati su Val d’Aveto

04/09/2010

La val d’ Aveto è nei miei pensieri da anni ormai, ma non ho ancora avuto l’ occasione di esplorarla. Grazie all’ aiuto di Piero Lenti e Roberto Bartoli riesco a tracciare quello che forse è l’ itinerario migliore rimanendo in un range di difficoltà normale. La partenza è da Ponte Organasco, frazioncina della val Trebbia ai piedi del monte Lesima, e dopo un solo km di discesa inizio già a salire verso Cerignale lungo la strada sul crinale sinistro della val d’ Aveto, piccolo torrente che come il Trebbia si è scavato una stretta e scenica valle tra le vette dell’ Appennino.
La salita scorre via tranquilla, la temperatura è quella giusta e la visibilità buona mi permette di ammirare sia il Lesima lassù a 1724m che Corte Brugnatella là in fondo. Dopo il paesino si sale ancora con più discontinuità, ogni tanto si spiana e ne approfitto per guardarmi intorno, il panorama boschivo è tagliato dalla valle e l’ unico spunto di varietà rispetto al manto di vegetazione è dato da paesini aggrappati alle pendici e fuori dal mondo. Supero il bivio per Ottone e proseguo su questa stradina tenuta bene, superando alcuni nuclei abitativi ed una piccola salita ad un passo quasi sconosciuto di cui non ricordo il nome. Una discesa tecnica mi fa abbandonare il crinale lanciandomi nella valle al centro del mio itinerario, dove mi aspetta un asfalto grattugia, che sebbene sia uniforme è talmente ruvido da mangiarsi una parte della mia pedalata fino a Rezzoaglio, paese che sinceramente mi aspettavo più grande.

Riparto salendo verso Santo Stefano d’Aveto, chicca montana dell’ alta Liguria ad oltre 1000m di altezza. La strada continua a mantenersi ruvida, superando varie frazioni una dopo l’ altra sino alla seguente discesa, che avevo già preventivato e che mi fa guadagnare una salita extra al mio elenco. Sulla destra in prossimità di 2 stradine trovo il cartello per il passo Tomarlo, so che la strada sulla quale sono è quella giusta, ma poi capisco dove mi trovo ricordandomi di esserci passato ad inizio estate con Aresius e fratello, per cui avanzo tranquillo sino a Santo Stefano.
Nonostante sia lontano da altri luoghi importanti qui non manca di certo la vita, bisogna stare attenti al traffico prima di continuare verso i 1482m del passo. L’ asfalto riesce addirittura a rendere faticoso il 7% costante di questa strada a 2 corsie, ma ormai anche la fame si sta facendo viva e lo stomaco brontola cibo… In cima fa freschetto, nulla di che comunque, ne approfitto per una foto che mi ha scattato un appassionato di funghi con un cesto trabordante.
Non finisco completamente la discesa, nonostante la fame ho ancora le forze per soddisfare la mia curiosità lungo le rampe di Rocca d’Aveto, dove le “dolomiti liguri” si aprono e si stagliano sopra questa stradina che non condede tregua se non al piazzale della seggiovia sciistica. Mi annoto mentalmente di usare la funivia sino in cima una volta nella vita, e quindi torno indietro a Santo Stefano stizzito perchè mi toccherà spendere per mangiare. Ma l’ arte del risparmio (o della tirchieria) mi appartiene ed entro in un supermercato nel quale con 1€ acquisto focaccia e brioche, che fagocito con tranquillità al parchetto osservando i vecchietti giocare a bocce. E’ bello vedere che non hanno ancora perso questo spirito di comunità, rafforzato dagli inverni tutt’ altro che Liguri della zona.

Ormai leggermente sfamato mi manca l’ ultima nuova salita, che poi scende a Torrio e da li in val d’ Aveto, su uno stradino nascosto da un fitto bosco che ad Ottobre deve essere spettacolare, e che non a caso è una delle salite preferite di Roberto. Il vento di discesa mi sospinge tra le strette pareti di questa nervosa valle, alcuni strappi rompono il ritmo di questa carreggiata tra monti e fiume, che prima prosegue diritta e poi improvvisamente si tuffa in basso con tornanti e curve addirittura scavate nella roccia. Molto bella, ma anche molto lunga, aziono il count down per Corte Brugnatella coi cartelli kilometrici a lato, a -2 sono tecnicamente in val Trebbia, ad -1 invece col 34, ma poi arrivo… finalmente!
Manca poco, oggi non sono energico come al solito ma pazienza, mi manca solo la salita della casa Cantoniera al 5% lungo la valle e l’ ultimo km che non mi permette l’ attimo di relax finale. Un bel cappuccino al bar/ristorante di fronte al piazzale è quello che mi serve prima del ritorno, visto che non si butta via niente mi bevo pure il latte caldo avanzato!

In totale 122km, 2700m di dislivello e 6 nuove salite.

Ponte Organasco, paese in val Trebbia da dove sono partito


L’ abitato di Cerignale con il monte Lesima lassù sullo sfondo


La val Trebbia e Corte Brugnatella dallo stesso punto

Foto ricordo, in fondo il Tomarlo è pur sempre un passo importante


Santo Stefano d’ Aveto


Salendo verso Rocca d’Aveto


La salita della casa cantoniera in val Trebbia, quella finale al 5%


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